Non sempre una citazione fa fare bella figura, anzi. Può essere estremamente imbarazzante scoprire che la sagace battuta di Mark Twain che abbiamo brillantemente sfoggiato, è in realtà un’amena creazione di un simpaticone qualunque. Certo, finché non veniamo smascherati possiamo continuare a far ridere platee, con il bollino di qualità “Twain”. Ma alla resa dei conti il re è sempre nudo.
Se Twain ci predispone al riso, Neruda rende permeabili i nostri cuori al lirismo della poesia, vibranti di travolgente passione. Del resto quale animo non resta intrappolato in versi come
Quiero hacer contigo
lo que la primavera hace con los cerezos
è il distico originale che chiude il poema XIV Juegas todos los días con la luz del universo, in “Veinte poemas de amor y una canciòn desperada”, che Neruda pubblicò nel 1924. Versi comprensibilmente impressi nella memoria di molti.
Ma la memoria fa brutti scherzi e quando una citazione circola copiosamente tra la gente, è inevitabile che tra una replica e l’altra avvenga qualche mutazione. Ed è così che “Voglio fare con te/ ciò che la primavera fa con i ciliegi” diventa “Vorrei fare con te quello/ che la primavera fa con i ciliegi”.
[Qui le due poesie integrali a confronto in italiano e spagnolo]
Forse ispirata dei ciliegi e dalla primavera, un bel giorno la poesia XIV ha preso vita e ha figliato. A partire da questa ultima coppia di versi nella versione mutata, è nata per gemmazione un’altra poesia,”Il bacio” comparsa -sembrerebbe per la prima volta – nel 2007 o al più tardi nel 2008 tra i blog della community Digiland di Libero. In particolare appare pubblicata nella copertina di questo blog, creato nel settembre 2007, in cui si sono registrate attività per poco più di un anno. Negli anni successivi “Il bacio” è stata riprodotta più e più volte su diversi blog, raccogliendo commenti a volte entusiastici e, comunque, accrescendo di volta in volta la sua popolarità.
Per esempio nel profilo di un personaggio immaginario nel 2008, su questo blog nel 2009 e poi qui nel 2010. A un certo punto (almeno dal 2010) è approdata su youtube, dove tra una visualizzazione e un’emulazione ha raggiunto svariate decine di canali, con un’esplosione di presenze dal 2017 e milioni di visualizzazioni. Parallelamente la poesia ha proliferato sui siti web e si è guadagnata anche una traduzione in spagnolo. In effetti prima del 2017 la poesia non sembrava avere una “versione originale”!
Abbiamo quindi una poesia in spagnolo (1), tradotta in italiano (2), dalla quale gemma una poesia in italiano (3), tradotta in spagnolo (4). La sequenza degli ultimi due versi è questa:
(1)
Quiero hacer contigo
lo que la primavera hace con los cerezos
(2)
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi
(3)
Vorrei fare con te quello
che la primavera fa con i ciliegi
(4)
Me gustaría hacer contigo lo que
la primavera hace con los cerezos…
Ora: la poesia XIV esiste ed è toccabile con mano su libro cartaceo, documentata da passaggi della critica, testimone ne sia il mondo intero. “Il bacio”, invece, sembra davvero essere venuta fuori dal nulla. [Qui le due poesie integrali a confronto in italiano e spagnolo]
Certo, è possibile che Neruda abbia scritto due poesie riciclandosi malamente, magari a corto di idee. Che abbia scritto “Il bacio” e poi, pentitosi, lo abbia dato alle fiamme. Che qualcuno abbia salvato “Il bacio” dalle fiamme, che abbia atteso la morte dell’autore per svelarne l’inedito, a sorpresa di tutti.
Ammettiamo che ci sia questa eventualità. Analizzando però la poesia in questione, pur da profani, non-esperti di Neruda, sembra evidente che Neruda non c’entri nulla.
Così come non c’entra Shakespeare, nonostante i versi 4 e 5 “Siamo fatti della stessa materia/ di cui sono fatti i sogni” rimandino straordinariamente ai versi 156 e 157 de “La tempesta”, Atto 4 scena1
[…] We are such stuff,
as dreams are made of […]
E non c’entra Bettina Baldassari, che nel 1997 aveva scritto per gli Stadio il testo della canzone “Ti mando un bacio”, il cui ritornello fa così:
Ti mando un bacio con il vento
E so che tu lo sentirai
Ti volterai senza vedermi
Chiudendo gli occhi capirai
Brano numero 6 dell’album “Ballate fra il cielo e il mare”, pubblicato dagli Stadio nel settembre 1998 e palese ispiratore dei tre versi di apertura del “Il bacio”: “Ti manderò un bacio con il vento/ e so che lo sentirai,/ ti volterai senza vedermi ma io sarò lì”. Niente a che fare con Neruda, né con Shakespeare.
Non è Neruda, non è Shakespeare
Come ho condotto la verifica
Se si scrive nel campo di ricerca del motore Google “voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi” senza virgolette, appaiono sin dai primi risultati due distinte poesie “di Neruda”. Addirittura il primo risultato rimanda a “Il bacio” e solo il terzo ci fa raggiungere la poesia XIV. Il secondo risultato parla di una “attribuzione incerta”, ma senza alcun riferimento. Inoltre i primi due risultati restituiscono i versi mutati (vorrei fare con te…), nonostante nel campo di ricerca siano stati digitati quelli originali.
Nel campo di ricerca non sono state usate le virgolette. In questo modo il primo risultato è legato in qualche modo alla rilevanza delle parole chiave e non della stringa esatta. Inoltre la ricerca è stata fatta senza login, per ridurre il più possibile le intrusioni.
Per stare ancora più lontani da una eventuale personalizzazione, si può fare la stessa cosa con il motore Duckduckgo. Ma anche qui il risultato è simile: il primo risultato ci manda a “Il bacio”, con i versi mutati (vorrei…). Da notare che i primi tre risultati della ricerca siano raccolte di aforismi e solo il quarto sia un riferimento alla poesia XIV “Giochi ogni giorno con la luce dell’universo”, pubblicata nella raccolta “venti poesie d’amore e una canzone disperata” nel 1924, toccabile con mano nella sua versione cartacea.
Singolare è il fatto che nella stessa pagina si trovino entrambe le fonti, ma ancora più singolare è la dominanza de “Il bacio” rispetto alla poesia scritta davvero da Neruda. Se poi si cerca esplicitamente “Il bacio”, il risultato è addirittura sconvolgente. Si scopre, infatti, che una grande quantità di persone considera questa poesia bellissima, una delle migliori che abbia scritto Neruda, la propria preferita e così via. Si scopre, inoltre, che ne sono state fatte composizioni artistiche, con immagini, ma soprattutto sono stati fatti dei video.
Nell’immagine che segue è riportata una schermata della ricerca per video. Dal secondo risultato è già possibile constatare – anche senza entrare su Youtube- che dal settembre 2018 al dicembre 2020 (data di questo screenshot) almeno un milione di persone è entrata in contatto con questa poesia.
Con un giro su Youtube ci si può fare una cultura più approfondita del fenomeno, soprattutto leggendo i commenti. Insomma, sembra che una discreta parte della popolazione italiana sia fermamente convinta che Neruda abbia scritto una poesia chiamata “Il bacio” e la considera degna di Nobel per la letteratura.
Ho scritto “popolazione italiana”, perché fino a qui tutte le ricerche sono state fatte in italiano. In effetti, dato che Neruda era cileno, la poesia dovrebbe avere una versione originale in spagnolo. Ipotizzando che il suo titolo sia, banalmente, “El beso” e che negli ultimi versi ci siano le parole “primavera” e “cerezos” (rispettivamente “primavera” e “ciliegi”), si possono seguire almeno tre diverse strade, facendo ricerche con le parole chiave
- “primavera cerezos Neruda”;
- “el beso primavera cerezos Neruda”;
- “el beso Neruda”
Qui i risultati delle ricerche:
La ricerca per parole chiave “primavera cerezos Neruda” è l’unica che rimanda esclusivamente al poema XIV della raccolta “Veinte poemas de amor y una canciòn desperada”, senza alcun riferimento a una ipotetica “El beso”. Le altre ricerche ci fanno arrivare, invece, a un testo in spagnolo che, però, ha sempre accanto una versione in italiano. Anche scegliendo “buscar solo paginas en español” (cerca solo pagine in spagnolo) nelle impostazioni di ricerca, i risultati sono praticamente gli stessi: “El beso” ha sempre, in un modo o in un altro, qualche relazione con l’Italia.
Usando il motore di ricerca “Google books” con varie combinazioni di parole chiave, il poema XIV appare più e più volte in diverse anteprime, mentre “El beso” sembra non esistere in alcuna pubblicazione cartacea.
Se poi smontiamo la poesia verso a verso e facciamo ricerche analoghe, incrociando lingue e motori, scopriamo che i primi tre versi sono praticamente identici al ritornello di “Ti mando un bacio”, canzone cantata dagli Stadio nel 1998 (testo di Bettina Baldassari). Scopriamo, poi, che i versi seguenti compaiono ne “La Tempesta” di Shakespeare. Più precisamente sono pronunciati da Prospero nella scena 1 dell’atto IV.
Andando avanti il tono decade verso lo sdolcinato spinto e non si riesce a rintracciare una provenienza d’autore. Giusto qualche vaga assonanza qua e là con versi di canzone qualunque, forse ispirati da una frase letta sul cornicione di un cavalcavia o sulla porta di un bagno di scuola. Ma alla fine, con un colpo di reni, il componimento riprende quota volando fino ai ciliegi di Neruda (se pure in una variante discutibile).
A questo punto sembra evidente che Neruda abbia scritto il poema XIV, mentre qualcun altro, presumibilmente di nazionalità italiana, ha scritto “Il bacio/El beso” esclusivamente per il pubblico della rete.
In effetti sembrerebbe che questa poesia sia nata su un blog tra il 2007 e il 2008. Infatti se si lavora con le impostazioni di ricerca per data, scegliendo di volta in volta intervalli temporali diversi, si scopre che prima del 2007 non esisteva, né in spagnolo, né in italiano. Sempre con la stessa modalità si scopre, inoltre, che la prima apparizione in spagnolo risale al 2017.
Se l’ipotesi è corretta, la poesia è stata scritta in italiano da una donna dalla penna sciolta e dal “copia e incolla” facile, ha circolato diffondendosi tra vari blog ed è stata tradotta in spagnolo da un uomo dieci anni dopo la sua prima apparizione. Nel frattempo, in un proliferare di aforismi e motti brevi, utilizzando come un cuneo la magia della primavera e dei ciliegi, si è fatta strada tra quanti amano condividere emozioni sulla scia dell’entusiasmo, senza perdere troppo tempo. Ed evidentemente sono molti.
La rete è paglia per questi fuochi. Dai blog ai social, qualunque cosa replicata e condivisa può raggiungere una diffusione inimmaginabile in tempi relativamente brevi. In poco più di dieci anni si è affermata in Italia una poesia inesistente, è stata tradotta nella sua presunta lingua originale e ultimamente anche in inglese (un capolavoro da esportazione). Fantastici gli ultimi versi:
I would like to treat you like what
the spring does with cherry trees…
Potrebbe averli pronunciati Benigni in Daunbailò di Jim Jarmusch.
Il parere di Open the Box
Stefania Mandolini ha condotto una ricerca esemplare su un testo di dubbia provenienza che viene acriticamente attribuito a Pablo Neruda.
L’esempio è interessante non solo come caso studio sull’analisi delle fonti: la poesia esiste in diverse varianti, che si sono adattate alle diverse tendenze della rete, prima come testo non verificato nel passaparola dei blogosfera, poi come meme visivo per i social network e, ultimamente, anche come video virale su YouTube.
Il discorso non vale solo per le poesie di Neruda: moltissime citazioni vengono date per scontate, senza nessuna verifica. E non è colpa di Internet: questo fenomeno avveniva anche prima dei social media, come conferma il saggio “Chi non l’ha detto. Dizionario delle citazioni sbagliate” di Stefano Lorenzetto (Marsilio, 2019).
Il caso della poesia “Il bacio” è interessante anche per il ruolo svolto dagli algoritmi di Google e YouTube che – anche loro in modo acritico – premiano i risultati che attribuiscono la poesia a Neruda a discapito di quelli corretti.
Nicola Bruno